lunedì 8 gennaio 2018

La storia delle pinne

[Quello che segue è un breve riassunto dell'articolo Storia delle pinne di Ocean for Future, al quale rimando per maggiori dettagli. Si ritiene comunque utile questa sorta di riscrittura poiché permette di evidenziare  meglio i protagonisti.]

Come molte delle cose innovative che hanno avuto un largo sviluppo nel XX secolo, anche le pinne vedono intrecciarsi la loro storia con quella delle guerre che hanno sconvolto il secolo scorso. La loro origine, tuttavia, viene da un passato ancora più remoto, e si lega, come molti altri oggetti, alla mente geniale che era Leonardo Da Vinci. Si deve a lui infatti il rimo disegno di un "uomo acquatico" dotato di respiratore, muta e pinne, ispirate, ovviamente, a quelle degli anfibi. È probabile, comunque, che, come molti altri progetti dell'inventore italiano, questo primordiale sistema di sommozzatore non sia mai stato messo in opera.

La prima testimonianza scritta di pinne viene dal "De motu animaluim" di Giovanni Alfonso Borelli (1679), in cui viene descritto un "apparecchio di immersione individuale", che constava anche di pinne ai pedi.

Altro importante protagonista della Storia delle pinne fu Benjamin Franklin, che, ispirandosi alle tavolette di legno che scorrevano sul fiume Charles e agli arti palmati degli anfibi, provò a costruire un sistema di pinne usando delle tavolozze di legno a mani e piedi per aumentare la superficie e la spinta.

L'idea fu però messa in pratica da Louis de Corlieu nel 1909, facendo uso anche delle nuove conoscenze su fluidodinamica e materiali. Egli si ispirò non solo all'idea di Franklin, ma anche e soprattutto all'esperienza dei pescatori della Polinesia Francese, che costruivano rudimentali pinne usando larghe foglie intrecciate. Nonostante però fu de Corlieu a depositare il primo brevetto inerente alle pinne nel 1933, l'invenzione di una prima attrezzatura subacquea si deve al militare Yves le Prieur nel 1926.

L'avventura di de Corlieu nel mondo delle pinne non fu però costellato di grandi successi: dopo aver sfruttato le nuove gomme proposte da Goodyear e aver proposto i suoi manufatti agli eserciti Francesi e Britannici, riuscì ad avere un po'di successo solo con un modello di monopinne, le Delfino.

La svolta avvenne nel 1939, anno in cui l'americano Owen Churchill acquisì il brevetto del francese, ne cambiò il nome in swimfin, e le propose all'esercito americano, che decise di adottarle per il neonato gruppo dell'Underwater Demolition. Ed è qui che la Storia delle Pinne si intreccia con quella della Seconda Guerra Mondiale: le nuove unità anfibie Statunitensi utilizzarono le pinne di Churchill per le opere di bonifica dalle mine subacquee tedesche, favorendo decisamente lo Sbarco in Normandia, con tutte le conseguenze che ne derivarono.

Va però detto che ad introdurre le pinne per prima in uso bellico fu la Regia Marina Militare Italiana. Il generale Eugenio Wolk, infatti, elaborò un tipo di alette per mani e piedi che vennero considerate come delle vere e proprie armi segrete. Inoltre tra questi militari vi era anche Luigi Ferraro che portò tutte queste innovazioni inerenti al campo bellico in quello civile, collaborando in particolare con la CressiSub nella creazione della prima pinna commerciale nel 1948. Ferraro analizzò ed espose uno schema di funzionamento di questi oggetti in "Mondo Subacqueo", numero unico di quella che viene considerata la prima rivista del settore sub.

A Ferraro si devono poi altri due modelli che hanno rivestito un ruolo fondamentale nella storia di questo oggetto. La prima, del 1952, è la Rondine che introduceva la scarpetta in gomma morbida per l'alloggiamento del piede: questa viene considerata come la prima pinna moderna.
Ma un altro grande modello fece la fama di Ferrero (tanto che Jacques-Yves Cousteau dirà di lui "the best fin designer in the world“) è la Caravelle, ed era la prima pinna a pala e scarpetta separate.

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