Il percorso di ricerca presentato su questo blog ha avuto come obiettivo quello di eviscerare tutti gli aspetti delle pinne artificiali dal punto di vista sociale, tecnico, antropologico e dell'utilizzo. Si è cercato innanzitutto di dare una prima definizione di questo oggetto e si è stilata un'embrionale mappa concettuale, che potesse servire da ausilio all'approccio: si è scoperto così fin da subito come per pinna si intenda una serie di cose piuttosto diverse, soprattutto negli usi. Ogni ramo differente della pinna artificiale, però, si riconduce sempre ad essere funzionale alla fluidodinamica, che è la scienza alla base di questo strumento, di chi (o cosa) le monta. Prima di andare ad analizzare i tipi di pinne esistenti è stata tuttavia necessaria un'analisi linguistica del termine, e si sono cercate le traduzioni in 7 diverse lingue. Essendo un'invenzione abbastanza recente è stato interessante vedere come nei diversi idiomi il modo per indicare le pinne, specialmente per il nuoto è stato molto differente: in alcune lingue si fa direttamente riferimento ad un animale (argentino e portoghese), mentre in altre, come l'inglese, la storia è "più particolare".
Quello di pinna artificiale, dunque, è un concetto con tante ramificazioni, probabilmente più di quante ci si aspetterebbe, e ognuna di queste è stata approfondita in questo blog. La differenziazione tra tutte le varie tipologie di pinne è essenzialmente nell'uso e negli utilizzatori, e va dalle classiche pinne per il nuoto alle cosiddette pinne usate nelle automobili o imbarcazioni, dalle riproduzioni a scopo imitativo delle pinne animali alle protesi.
Il ramo forse più interessante, forse anche perché il più inaspettato, è stato quello protesico. L'applicazione tipica è, ovviamente, sugli animali che hanno perso, per incidenti o altro, una delle pinne naturali che dovrebbero utilizzare per nuotare e sopravvivere. I più famosi impianti di artificial fin a sostituzione degli originali sono stati su Yu, una tartaruga "operata" in Giappone, e sul delfino "americano" Winter. Su quest'ultimo poi è stato girato anche un famoso film. Si è però scoperto, con non poca sorpresa, che l'impianto di pinne artificiali è stato eseguito anche su esseri umani: è il caso di un bambino britannico che, dopo aver perso le gambe a causa di una malattia, è tornato a nuotare grazie a delle speciali protesi "pinnose".
Le pinne intese come pura riproduzione delle naturali ricopre una piccola parte di questo variegato mondo, ma era giusto citarle. Uno degli esempi tipici è come simbolo della presenza di uno squalo: ovvero la copia della pinna dorsale dei pescecani. Se la si vede in mezzo al mare, mentre si sta in spiaggia, ci si sta poco a chiedersi se sia vera o falsa.
Un'altra riproduzione molto comune, stavolta in senso puramente metaforico, è quella della coda della sirena: spesso una semplice monopinna basta per fare un costume di carnevale.
Esistono poi particolari pinne che hanno il compito di migliorare la fluidodinamica di mezzi come auto, moto, tavole da surf, aerei, imbarcazioni: funzionano da chiglie, da alette, per favorire un maggior controllo della traiettoria e del piano di deriva (e con questa parola sono etichettati i post inerenti a questo argomento). In particolare si è approfondito l'aspetto automobilistico, cercando di capire meglio come funzionano le pinne da squalo della Force India (una delle case di F1 ad averle applicata in maniera più particolare) e a scoprirne l'inventore: Adrian Newey. Inoltre, sempre riguardo a questo argomento, si è approfondito l'aspetto delle pinne per le tavole da surf, che devono essere accuratamente selezionate dai praticanti di questo sport, e che presentano una storia interessante.
Tuttavia il ramo più "massiccio" delle pinne artificiali, nonché forse il più noto, è quello relativo alle pinne da nuoto. A queste è stata dedicata la maggior parte della ricerca di questo blog, non solo perché è il primo ambito di sviluppo di una pinna artificiale, con una storia lunga e articolata, ma soprattutto perché chiunque può averne esperienza e utilizzarle. Infatti sono molti gli ambiti e gli ambienti di utilizzo di una pinna da nuoto, che, come si è visto, ha contribuito notevolmente allo sviluppo degli sport subacquei, facendo delle swimfins uno strumento veramente popolare: una popolarità segnata anche dalla sua comparsa nei fumetti. Tale massificazione di questo strumento ha portato poi come conseguenze alla creazione di molte aziende produttrici, e all'interrogarsi su quali fossero i rischi per gli utilizzatori.
Collegandosi alla storia dello sviluppo di questi oggetti, se ne sono ricercate le prime testimonianze scritte nella storia della letteratura, e sono state trovate in Leonardo da Vinci e in Giovanni Borelli (XVII secolo); inoltre sono stati analizzati quelli che vengono considerati i brevetti chiave. Da quelle prime e semplici ipotesi di progetto, basate essenzialmente su una volontà di imitare i piedi palmati degli anfibi, si è giunto, oggigiorno, ad uno sviluppo tecnologico che permette all'uomo di quasi competere con i pesci. Si sono trovati alcuni grafici che evidenziano come le nostre prestazioni natatorie aumentino notevolmente con l'utilizzo di pinne.
L'evoluzione tecnica, poi, che si è avuta negli anni ha permesso l'affermarsi di materiali e forme ormai quasi standard per le pinne da nuoto, così come per gli elementi costitutivi. A questo proposito si è andati ad analizzare le dimensioni e le caratteristiche delle pinne Apollo Bio Fin Pro.
L'evoluzione "sociale", invece, ha fatto sì che si creasse una vasta differenziazione anche tra le varie funzioni che le pinne per il nuoto devono assolvere, tanto da renderne necessaria una ulteriore classificazione, a seconda degli utilizzi specifici che se ne fanno.
In conclusione della ricerca, tornando dunque alla pinna artificiale intesa nel suo senso globale, si è stilato un abbecedario illustrato che possa sintetizzare ulteriormente, in 26 parole, questo concetto. Si è infine aggiunto un piccolo glossario trilingue con le parole che più direttamente si collegano al vasto e variegato mondo delle pinne.
Pinne Artificiali
domenica 14 gennaio 2018
sabato 13 gennaio 2018
Glossario trilingue
Fluidodinamica: Parte della meccanica relativa alla dinamica dei liquidi e dei gas, in genere assimilati a sistemi continui, a seconda dei casi, compressibili o incompressibili, viscosi o non viscosi. (Ingl.: fluid dynamics. Spa.: dinámica de fluidos)
Nuoto: L’atto, il fatto di nuotare; insieme di movimenti, naturali o riflessi o appresi con l’esercizio, che consentono a un uomo o a un animale di muoversi nell’acqua sia immerso in essa sia in superficie. (Ingl.: swimming. Spa.: natación)
Protesi: La sostituzione di un organo (o di una sua parte) o di un segmento corporeo con strutture artificiali che ne recuperino la funzionalità. (Ingl.: prosthesis. Spa.: prótesis)
Piede: Nell’anatomia dei vertebrati, l’ultimo segmento dell’arto posteriore dei tetrapodi. (Ingl.: foot. Spa.: pie)
Propulsione: L’azione con cui si fornisce a un corpo l’energia necessaria a provocarne e a mantenerne il moto. (Ingl.: propulsion. Spa.: propulsión)
Immersione: L’immergere o l’immergersi, l’essere immerso. (Ingl.: dive. Spa.: buceo)
Pala: Qualsiasi organo rigido a superficie più o meno estesa, che, immerso in un fluido in moto relativo rispetto ad esso, viene assoggettato, per la reazione del fluido sulla sua superficie, a una forza o a una coppia utile ai fini che si vogliono ottenere. (Ingl.: paddle. Spa.: paleta)
Scarpetta: Diminutivo di scarpa: Calzatura che riveste e protegge il piede. (Ingl.: booties. Spa.: zapatilla)
Acqua: Composto chimico di formula H2O, diffuso in natura nei suoi tre stati d’aggregazione: solido, liquido e aeriforme; nel linguaggio corrente s’intende in genere l’acqua allo stato liquido, che per la sua abbondanza sulla superficie terrestre e negli organismi viventi fu dagli antichi considerata uno dei quattro elementi. (Ingl.: water. Spa.: agua)
Velocità: La rapidità di movimento di un corpo, tanto maggiore quanto maggiore è il cammino percorso in un dato tempo, valutabile quindi dal rapporto tra il cammino percorso e il tempo impiegato a percorrerlo. (Ingl.: speed. Spa.: velocidad)
Apnea: [dal gr. ἄπνοια «mancanza di respiro», comp. di ἀ- priv. e tema di πνέω «respirare»]. – Transitoria sospensione della respirazione polmonare, volontaria (nel canto, nel nuoto subacqueo, ecc.) o di natura patologica (per es., durante le crisi epilettiche). (Ingl.: apnea. Spa.: apnea)
Tavola (da surf): Piccola imbarcazione sportiva costituita da una tavola galleggiante con deriva (retrattile). (Ingl.: board. Spa.: tabla)
(Fonte definizioni: Treccani)
Nuoto: L’atto, il fatto di nuotare; insieme di movimenti, naturali o riflessi o appresi con l’esercizio, che consentono a un uomo o a un animale di muoversi nell’acqua sia immerso in essa sia in superficie. (Ingl.: swimming. Spa.: natación)
Protesi: La sostituzione di un organo (o di una sua parte) o di un segmento corporeo con strutture artificiali che ne recuperino la funzionalità. (Ingl.: prosthesis. Spa.: prótesis)
Piede: Nell’anatomia dei vertebrati, l’ultimo segmento dell’arto posteriore dei tetrapodi. (Ingl.: foot. Spa.: pie)
Propulsione: L’azione con cui si fornisce a un corpo l’energia necessaria a provocarne e a mantenerne il moto. (Ingl.: propulsion. Spa.: propulsión)
Immersione: L’immergere o l’immergersi, l’essere immerso. (Ingl.: dive. Spa.: buceo)
Pala: Qualsiasi organo rigido a superficie più o meno estesa, che, immerso in un fluido in moto relativo rispetto ad esso, viene assoggettato, per la reazione del fluido sulla sua superficie, a una forza o a una coppia utile ai fini che si vogliono ottenere. (Ingl.: paddle. Spa.: paleta)
Scarpetta: Diminutivo di scarpa: Calzatura che riveste e protegge il piede. (Ingl.: booties. Spa.: zapatilla)
Acqua: Composto chimico di formula H2O, diffuso in natura nei suoi tre stati d’aggregazione: solido, liquido e aeriforme; nel linguaggio corrente s’intende in genere l’acqua allo stato liquido, che per la sua abbondanza sulla superficie terrestre e negli organismi viventi fu dagli antichi considerata uno dei quattro elementi. (Ingl.: water. Spa.: agua)
Velocità: La rapidità di movimento di un corpo, tanto maggiore quanto maggiore è il cammino percorso in un dato tempo, valutabile quindi dal rapporto tra il cammino percorso e il tempo impiegato a percorrerlo. (Ingl.: speed. Spa.: velocidad)
Apnea: [dal gr. ἄπνοια «mancanza di respiro», comp. di ἀ- priv. e tema di πνέω «respirare»]. – Transitoria sospensione della respirazione polmonare, volontaria (nel canto, nel nuoto subacqueo, ecc.) o di natura patologica (per es., durante le crisi epilettiche). (Ingl.: apnea. Spa.: apnea)
Tavola (da surf): Piccola imbarcazione sportiva costituita da una tavola galleggiante con deriva (retrattile). (Ingl.: board. Spa.: tabla)
(Fonte definizioni: Treccani)
venerdì 12 gennaio 2018
Pinne: protesi umana
La domanda è: può un bambino, che ha perso le gambe a causa della meningite, tornare a nuotare? Grazie alla ricerca tecnologica, e a un po'di sana follia umana sì. E non era solo, con lui c'era Winter, che condivide lo stesso triste destino.
Chi usa le pinne
Per definire in maniera ottimale una sociologia delle pinne artificiali, e fare così una cernita delle persone che hanno più probabilità di imbattersi in questi strumenti, è necessario andare a discernere tra tutti i vari tipi di pinna artificiale e determinare, poi, una classe di utilizzatori per ciascuno.
La prima categoria da prendere in esame è sicuramente la più famosa e di utilizzo più popolare: la pinna per il nuoto. Gli utilizzatori tipici sono chiaramente i sub, sommozzatori, che dentro l'acqua svolgono le loro attività professionali o di svago e per farlo devono essere uniti di un brevetto. Inoltre
anche molti "inesperti", tramite lo snorkeling, possono usare meglio le pinne per esplorare in sicurezza le bellezze dei fondali marini.
Restando sulle pinne da nuoto, queste vengono usate anche dagli sportivi, specialmente nelle piscine. Non solo sono considerate dai nuotatori come strumenti di supporto all'allenamento, ma sono anche protagoniste di vere e proprie discipline sportive: il nuoto pinnato, che è uno sport a tutti gli effetti, anche dotato di gare proprie, caratterizzato da una maggiore velocità rispetto al nuoto tradizionale, proprio grazie alle pinne.
Sempre in piscina il nostro strumento viene ampliamente utilizzato da medici e pazienti come ausilio nei percorsi di riabilitazione, soprattutto per gli arti.
Altro utilizzo delle pinne è quello destinato alle tavole, come quelle da surf, windsurf, pagaia, paddle e altri. In questi casi vengono utilizzati per favorire una versatilità nell'uso delle suddette tavole tra le onde. I praticanti di questi sport (surfer, windurfer, ecc.) sono perciò degli utilizzatori delle pinne, anche perché, per ottenere buone prestazioni, devono porre molta attenzione nella scelta delle stesse.
Con un utilizzo simile a queste ultime ci sono anche delle pinne nelle carene di imbarcazioni, moto, aerei e scocche delle auto. In generale vengono messe delle alette in tutti i casi in cui le forze aereo (o idro) dinamiche giocano un ruolo importante, cioè quando le velocità in gioco sono alte, e quindi in gare automobilistiche, motociclistiche, per citare alcuni esempi. Lo scopo delle pinne è in particolare
quello di controllare i fenomeni di deriva e di evitare, o facilitare, le manovre di rollio, beccheggio, imbardata. A volte delle pinne vengono poste come riparo per zone sensibile del veicolo (vedasi immagine). Gli utilizzatori impliciti qui sono molteplici, e vanno dai piloti di auto, moto, aerei, agli skipper delle piccole barche a vela, fino ai timonieri delle grandi imbarcazioni.
Esistono anche pinne usate come protesi. Qui gli utilizzatori finali sono in prevalenza animali (come delfini o tartarughe), ma anche umani che hanno perso gli arti e vogliono tornare a nuotare.
La prima categoria da prendere in esame è sicuramente la più famosa e di utilizzo più popolare: la pinna per il nuoto. Gli utilizzatori tipici sono chiaramente i sub, sommozzatori, che dentro l'acqua svolgono le loro attività professionali o di svago e per farlo devono essere uniti di un brevetto. Inoltre
anche molti "inesperti", tramite lo snorkeling, possono usare meglio le pinne per esplorare in sicurezza le bellezze dei fondali marini.
Restando sulle pinne da nuoto, queste vengono usate anche dagli sportivi, specialmente nelle piscine. Non solo sono considerate dai nuotatori come strumenti di supporto all'allenamento, ma sono anche protagoniste di vere e proprie discipline sportive: il nuoto pinnato, che è uno sport a tutti gli effetti, anche dotato di gare proprie, caratterizzato da una maggiore velocità rispetto al nuoto tradizionale, proprio grazie alle pinne.
Sempre in piscina il nostro strumento viene ampliamente utilizzato da medici e pazienti come ausilio nei percorsi di riabilitazione, soprattutto per gli arti.
Altro utilizzo delle pinne è quello destinato alle tavole, come quelle da surf, windsurf, pagaia, paddle e altri. In questi casi vengono utilizzati per favorire una versatilità nell'uso delle suddette tavole tra le onde. I praticanti di questi sport (surfer, windurfer, ecc.) sono perciò degli utilizzatori delle pinne, anche perché, per ottenere buone prestazioni, devono porre molta attenzione nella scelta delle stesse.
Con un utilizzo simile a queste ultime ci sono anche delle pinne nelle carene di imbarcazioni, moto, aerei e scocche delle auto. In generale vengono messe delle alette in tutti i casi in cui le forze aereo (o idro) dinamiche giocano un ruolo importante, cioè quando le velocità in gioco sono alte, e quindi in gare automobilistiche, motociclistiche, per citare alcuni esempi. Lo scopo delle pinne è in particolare
quello di controllare i fenomeni di deriva e di evitare, o facilitare, le manovre di rollio, beccheggio, imbardata. A volte delle pinne vengono poste come riparo per zone sensibile del veicolo (vedasi immagine). Gli utilizzatori impliciti qui sono molteplici, e vanno dai piloti di auto, moto, aerei, agli skipper delle piccole barche a vela, fino ai timonieri delle grandi imbarcazioni.
Esistono anche pinne usate come protesi. Qui gli utilizzatori finali sono in prevalenza animali (come delfini o tartarughe), ma anche umani che hanno perso gli arti e vogliono tornare a nuotare.
Classificazione delle pinne da nuoto
Esistono vari tipi di pinne usate nell'ambito natatorio, e ognuna ha caratteristiche e impieghi diverse dall'altra. Quello che segue è un elenco di quelle più frequentemente usate:
- Pinne da apnea: lunghe e a pala rigida, per sfruttare pinnate lente, dovute alla necessità di risparmiare aria
- Pinne da ARA: sono le pinne utilizzate per effettuare immersioni con le bombole. Per questo, non essendoci necessità di risparmiare aria, le pinnate possono essere più veloci e frequenti, dunque sono a pala morbida e aperte e più larghe e corte rispetto a quelle da apnea
- Pinne da snorkeling: siccome vengono utilizzate prevalentemente da inesperti sono costituite da pala e scarpetta (chiusa) unite, di durezza media e di forma simile alle pinne da ARA. Hanno una densità simile a quella dell'acqua.
- Pinne da piscina: essendo usate come sostegno all'allenamento del nuotatore, e non come principale mezzo di propulsione, esse sono più corte rispetto alle altre.
- Monopinne: sono costituite da una pala unica ed entrambi i piedi trovano posto nella stessa scapetta
(Fonte: Wikipedia)
I rischi delle pinne
Rottura della pala
Le pinne da nuoto sono generalmente costituite da due elementi: la pala e la scarpetta. Tra questi la parte più fragile è ovviamente la pala, in quanto è la responsabile di trasmettere le forze dal piede al fluido, per poter permettere il movimento e la spinta: in questo modo si può affermare come le sollecitazioni a cui è sottoposta la pala siano molto elevate (specialmente nel caso di "pala rigida"). Il rischio di rottura è quindi presente, e la tecnologia ha cercato di trovare dei rimedi. Uno dei sistemi (adottato sin da subito, già negli anni '50 con le prime Dunlop) consiste nel rinforzare la pala con delle corrugazioni o irrigidimenti longitudinali per migliorare le caratteristiche di resistenza della pinna, un po'come fossero una sorta di "centine".
Tuttavia il sistema più utilizzato (e in un certo senso più efficace) è stato quello di separare scarpetta e pala, in modo tale che, una volta rotta quest'ultima, non si deve fare altro che cambiare solo lei.
Rischi dei sub
L'ambiente sottomarino non è particolarmente adatto, usando un eufemismo, alle condizioni fisiche degli esseri umani, ma grazie a strumenti, come pinne o altri, l'uomo è riuscito a conquistare anche le profondità subacquee. Sommozzatori, sub, palombari o semplici snorkelers corrono però, più o meno consapevolmente, numerosi rischi nell'affrontare "gli abissi".
Alcuni di questi rischi (tratti da questo articolo dedicato di Wired Italia):
Le pinne da nuoto sono generalmente costituite da due elementi: la pala e la scarpetta. Tra questi la parte più fragile è ovviamente la pala, in quanto è la responsabile di trasmettere le forze dal piede al fluido, per poter permettere il movimento e la spinta: in questo modo si può affermare come le sollecitazioni a cui è sottoposta la pala siano molto elevate (specialmente nel caso di "pala rigida"). Il rischio di rottura è quindi presente, e la tecnologia ha cercato di trovare dei rimedi. Uno dei sistemi (adottato sin da subito, già negli anni '50 con le prime Dunlop) consiste nel rinforzare la pala con delle corrugazioni o irrigidimenti longitudinali per migliorare le caratteristiche di resistenza della pinna, un po'come fossero una sorta di "centine".
Tuttavia il sistema più utilizzato (e in un certo senso più efficace) è stato quello di separare scarpetta e pala, in modo tale che, una volta rotta quest'ultima, non si deve fare altro che cambiare solo lei.
Rischi dei sub
L'ambiente sottomarino non è particolarmente adatto, usando un eufemismo, alle condizioni fisiche degli esseri umani, ma grazie a strumenti, come pinne o altri, l'uomo è riuscito a conquistare anche le profondità subacquee. Sommozzatori, sub, palombari o semplici snorkelers corrono però, più o meno consapevolmente, numerosi rischi nell'affrontare "gli abissi".
Alcuni di questi rischi (tratti da questo articolo dedicato di Wired Italia):
- Narcosi da azoto
- Embolia gassosa
- Malattia da decompressione
- Sovradistensione polmonare
Inoltre, nell'immaginario collettivo, resta sempre presente la paura di finire vittime di attacchi dovuti ai veri abitanti del mare, come ad esempio gli squali.
Resta comunque il fatto che il rischio di lesione per chi pratica attività subacquea è prossima allo 0,4%
Rischio stallo
Tornando a parlare di pinne con accezioni di dispositivo utile per migliorare la fluidodinamica dei "mezzi di trasporto", non si può non citare quello che, in aeronautica, è considerato come il rischio maggiore: lo stallo. Se una pinna va in stallo la sua funzione va a cadere, anzi, diventa un danno per lo scafo o la carena su cui monta. Ad esempio è un rischio da evitare per le pinne da surf.
giovedì 11 gennaio 2018
Una metafora: la coda della sirena
Ed è qui che si instaura il forte significato metaforico di questa singola pinna, usata magari come costume di carnevale (ben lontana dunque dal suo scopo originario) per trasformare, appunto simbolicamente, almeno per un giorno, una bambina in un'incantevole sirena.
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